
Martini Day: quando un Cocktail diventa Leggenda
Vermouth, Gin, ghiaccio, un tocco di limone, ed è subito chiaro, il 19 Giugno si festeggia il Martini Day, giorno per ricordare e gustare ancora di più uno dei cocktail più conosciuti e bevuti al mondo, ufficialmente presente nella categoria The Unforgettables (gli indimenticabili) dell’IBA, l’International Bartenders Association.
Qualsiasi intenditore di mix alcolici ha almeno una volta nella vita gustato un Dry Martini, nota anche con il semplice nome di Cocktail Martini, drink dalla storia confusa ed origini poco chiare, che nel corso degli anni ha più volte anche variato la ricetta, mantenendo sempre inalterato il fascino che lo accompagna, quello che richiama alla memoria i club americani e i diversi VIP che nel corso della storia lo hanno scelto come propria bevanda preferita.
La storia del Cocktail Dry Martini
Come anticipato la storia del Martini è tutt’altro che chiara, l’unica cosa abbastanza certa, seppur qualcuno ne attribuisca la paternità, è che non deriva dell’omonima casa, la Martini & Rossi, produttrice di vermut.
Le primi apparizioni di un Cocktail chiamato Martini sembrano siano riportate nell’edizione del 1888 dell’Harry Johnson’s Bartenders’ Manual, uno dei primi manuali per bartender, quando l’IBA non esisteva ancora. Leggendo il manuale si nota chiaramente come la ricetta però fosse totalmente diversa da quella attuale.
Spulciando tra gli annali si nota come negli USA diverse sono le attribuzioni di paternità di questo cocktail, c’è chi lo riconduce alla storia dei minatori che una volta divenuti ricchi festeggiavano con esso nei bar, chi invece inserisce nella storia famiglie ricche newyorkesi, indicando come luogo di nascita il Knickerbocker Hotel di New York e come autore un barista italiano di nome Martini, uno pseudonimo utilizzato a fini pubblicitari, proveniente da Arma di Taggia, il quale nel 1912 lo avrebbe realizzato su indicazione del proprietario dell’hotel, John Jacob Astor IV, in omaggio a John D. Rockefeller, sebbene sia noto che l’imprenditore fosse astemio. La sua ricetta, servita tutt’ora nel bar recentemente riaperto, propone: gin secco, vermouth secco, vermouth dolce, citrus bitter, orange bitter e scorza di limone.
In realtà la tesi più convincente e ritenuta più probabile è quella che collega, nel 1850, il drink a due diversi cocktail suoi antenati il Martinez ed il Manahttan. Sembrebbe che diverse rivisitazioni del Martinez, la cui ricetta originale univa vermouth rosso, gin e birre, abbiano fatto si che si perfezionasse appunto il Dry Martini.
Infine, seppur con pochi riferimenti storici è sempre il termine Martinez a fare da riferimento secondo due ipotesi: la prima indica New Orleans ed barman di nome Martinez; la seconda la città Martinez, per mano del bartenderJulio Richelieu nel 1870, in California. A quest’ultima città è collegata anche la storia più antica, quella che racconta il bartender Jerry Thomas servire nel 1860 ad un cliente diretto verso Martinez il primo Dry Martini della storia.
Da notare che ufficialmente già nel 1948, il Martini Dry faceva parte delle 6 ricette fondamentali del “The Fine Art of Mixing Drinks” di David A. Embury.
Probabilmente alla fine di questo racconto ognuno crederà alla storia che più lo emoziona e convince, ma continueremo tutti a non conoscere la verità, continuando comunque a gustare un cocktail fantastico.
La Ricetta Ufficiale IBA del Dry Martini
Sebbene la versione più classica, ufficializzata nel 1914, prevedesse gin e vermouth dry in parti uguali, l’attuale ricetta ufficiale IBA del Dry Martini è del 2011.
Ingredienti del Dry Martini
- 60 ml di Gin (6 cl – 2 oz)
- 10 ml di Dry Vermut (1cl – 1/4 oz)
Preparazione del Dry Martini
- Raffreddare una Coppa Martini riempiendola di ghiaccio.
- Riempire un mixing glass di ghiaccio e versare al suo interno tutti gli ingredienti, quindi mescolare bene.
- Scolare il ghiaccio dalla coppa Martini e versare il cocktail, filtrandolo dal ghiaccio con l’aiuto di uno strainer.
- Spremere una scorza di limone sulla superficie del Martini e inserirla nel bicchiere oppure in alternativa guarnire con un’oliva.
Le varianti del Cocktail Martini
Come ogni cocktail che si rispetti, anche il Martini Dry ha fatto si che ci fossero molte copie, varianti ed ispirazioni per nuovi mix alcolici.
Una delle varianti più conosciute è lo Sweet Martini, il Martini più dolce per antonomasia, nel quale il vermouth rosso sostituisce il bianco e la qua quantità aumenta leggermente in favore della diminuzione del gin. Invece Martini Perfect, il cui nome che ne indica lo scopo, aggiunge agli ingredienti del classico anche una parte di vermut rosso. Probabilmente però la versione derivata più conosciuta è il Martini Vodka o Vodka Martini, dove al posto del gin compare la vodka, cocktail ufficiale IBA fino al 2011, non tanto per il cocktail in sè, quanto per la variante Vesper divenuta nota grazie a James Bond, alla cui richiesta seguiva sempre la frase agitato non mescolato.
Oltre alle sopracitate varianti ve ne sono molte altre note e meno note, partendo da Martini Heeminghway, noto anche come Montgomery, passando per il Queen’s Martini e finendo alla nostra proposta: lo Special Martini Open.

Special Martini Open
Lo Special Martini Open è la nostra interpretazione del grande classico, nella quale il Gin London Dry si adagia sulla Coppa Martini post in & out di Italicus, affiancandosi ad un infuso di pompelmo e completato con lemon twist. Il Rosolio di Bergamotto Italicus permette in esso di esprimere ed esaltare i toni freschi degli agrumi bilanciati dalle leggere spezie amare ed attenuate dalle semplici note floreali, mentre il gin e l’infuso si sposano da protagonisti in questo nostro marchio di fabbrica.
Non possiamo fare altro che invitarvi a provarlo, magari con uno dei nostri aperitivi. Vi aspettiamo nel nostro locale, l’Open Taverna!
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